L’Istituto ha fornito un quadro completo del quantitativo di risorse idriche disponibili nel 2023, ricostruendo trend e differenze rispetto ai valori medi del lungo periodo 1951-2023 e del trentennio climatologico 1991-2020. Un bilancio realizzato da Ispra grazie al modello distribuito denominato BIGBANG – Bilancio Idrologico GIS BAsed a scala Nazionale su Griglia regolare per la valutazione sull’Italia del bilancio idrologico a scala mensile e per il calcolo di indicatori rilevanti per la gestione della risorsa idrica.
Dal bilancio idrologico nazionale emerge, in linea generale, una situazione di siccità che ha continuato a caratterizzare tutto il 2023 pur in maniera diversificata sul territorio nazionale e sebbene in minor misura rispetto al 2022. Situazioni di siccità estrema e severa hanno interessato nei primi mesi dell’anno – in particolare nel mese di febbraio – i territori del Nord e del Centro Italia, già colpiti dalla grave siccità del 2022, attenuandosi nel corso del 2023. Di contro, negli ultimi tre mesi dell’anno, che generalmente
risultano i più piovosi, in particolare in Sicilia e in parte della Calabria ionica, si è registrato un consistente deficit di precipitazione. Tale deficit ha determinato una situazione di siccità estrema con effetti in termini di severità idrica che si sono protratti nel 2024 investendo il centro-sud Italia e le isole maggiori e aggravandosi ulteriormente per le scarse precipitazioni nel prosieguo dell’anno.
Nel 2023 la precipitazione totale annua relativa al territorio nazionale, con quasi 924 mm, corrispondenti a circa 280 miliardi di metri cubi, ha fatto registrare un aumento del 28,5% rispetto al 2022, anno in cui con circa 719 mm si è toccato il minimo storico dal 1951 ad oggi.
Questa crescita è dovuta soprattutto all’elevato volume di piogge nel mese di maggio del 2023, stimato in quasi 163 mm, circa 49 miliardi di metri cubi, che è stato, a livello nazionale, più del doppio di quello che mediamente caratterizza lo stesso mese (circa 23 miliardi di metri cubi sul lungo periodo).
Le stime disegnate dal modello BIGBANG mostrano che nel 2023 il contributo alla ricarica degli acquiferi in Italia è stato di 53 miliardi di metri cubi (corrispondente al 19% delle precipitazioni), a fronte di una media annua del 22,7% sul periodo 1951–2023. L’aliquota di precipitazione che si è trasformata in deflusso superficiale – vale a dire che non si è infiltrata o che non è stata trattenuta dal suolo – è stimata in circa 66 miliardi di metri cubi, corrispondenti al 23,7% della precipitazione, rispetto a un’aliquota media annua di poco più del 25% sul lungo periodo. La quota di evapotraspirazione ha raggiunto il 59,4% della precipitazione, rispetto alla media annua di lungo periodo che ammonta a circa il 52%. Ciò è stato causato dalle alte temperature, superiori alle medie climatologiche di riferimento, verificatosi anche
nel 2023.
https://www.snpambiente.it/snpa/ispra/diminuiscono-le-risorse-idriche-in-italia-il-bilancio-idrologico-ispra/
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L'Autorità di regolazione (Arera), ha deliberato di proporre appello avverso la sentenza del TAR Lombardia, Sezione Prima, 23 ottobre 2024, n. 2860 con la quale il TAR Lombardia, Sezione Prima, ha annullato la deliberazione 477/2023/R/idr (Applicazione del meccanismo incentivante della regolazione della qualità tecnica del servizio idrico integrato (RQTI) per le annualità 2020-2021. Risultati finali).
https://www.arera.it/atti-e-provvedimenti/dettaglio/24/549-24
https://www.arera.it/atti-e-provvedimenti/dettaglio/23/477-23
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Con il provvedimento n. 570/2024, Arera individua il mix teorico di acquisto per la definizione del costo di riferimento dell’energia elettrica ai fini del calcolo dei conguagli afferenti all’energia elettrica per l’annualità 2027, secondo quanto previsto dal Metodo Tariffario Idrico MTI-4.
Ai fini del calcolo dei conguagli per l’annualità 2026,
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La normativa è anche una risposta efficace ai cambiamenti climatici: migliore monitoraggio di inquinanti chimici, inclusi i PFAS, agenti patogeni e resistenza antimicrobica. I produttori di farmaci e cosmetici e gli Stati membri dovranno finanziare i costi dei trattamenti aggiuntivi per i micro-inquinanti (chi inquina, paga). Riutilizzo più ampio delle acque «bianche» reflue urbane trattate per prevenire la scarsità idrica
Migliorare la gestione delle acque reflue urbane, ossia le acque nere e quelle meteoriche che possono finire nelle reti fognarie e negli scarichi a suolo, per una maggior tutela della salute pubblica e dell’ambiente così da allinearsi agli obiettivi politici dell’UE in materia di azione per il clima, economia circolare e riduzione dell’inquinamento.
Il nuovo provvedimento è stato al centro di un convegno e di una tavola rotonda (Verona, 30.10.2024) organizzati dall’Ordine degli Ingegneri di Verona e Provincia in collaborazione con l’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della provincia di Verona, Consiglio di Bacino dell’ATO Veronese, Acque Veronesi e Ags – Azienda Gardesana Servizi.
A trent’anni dalla legge di riorganizzazione della gestione dei servizi pubblici del Servizio Idrico Integrato (Legge Galli), ci si interroga su quanto è stato realizzato e cosa ancora c’è da fare sulle nuove direttive comunitarie, con focus sulle reti fognarie.
L’Italia dovrà mettere in atto un vero e proprio piano di adeguamento degli impianti di trattamento delle acque reflue entro il 2035 ed entro il 2045. Per ottenere questo, il nostro Paese dovrà fare investimenti per aggiornare e migliorare gli impianti esistenti, in particolare quelli situati in grandi agglomerati urbani e industriali.
Gli Stati membri, infatti, dovranno assicurare che, nella redazione dei Piani Integrati, le autorità competenti prevedano interventi per evitare che le acque non inquinate delle precipitazioni entrino nel sistema di collettamento e interventi per ottimizzare l’uso delle infrastrutture già esistenti, inclusi i sistemi di collettamento, la capacità di stoccaggio. Dovranno essere altresì garantiti impianti di trattamento già esistenti con l’obiettivo di assicurare che le acque da precipitazioni inquinate siano raccolte e opportunamente trattate.
Dopo i saluti istituzionali tra cui il presidente della Provincia di Verona Flavio Pasini, del presidente dell’Ato Veronese Bruno Fanton, del presidente dell’Ordine degli Architetti di Verona Matteo Faustini e dell’assessore all’ambiente del Comune di Verona Tommasi Ferrari, introdotti da Roberto Penazzi coordinatore della Commissione ambiente dell’Ordine degli Ingegneri, Valeria Lettera, avvocato dello Studio Lettera di Roma ha illustrato il quadro normativo vigente e le novità in arrivo con la nuova direttiva comunitaria. A seguire, il direttore dell’Ato Veronese Luciano Franchini, nel suo intervento ha descritto la situazione attuale in Italia, e più specificatamente a Verona, le modalità di gestione delle reti fognarie, la cui responsabilità, al momento, è ancora suddivisa tra il Comune competente per territorio e la società di gestione a regime.
Franchini, oltre a fotografare la situazione, ha fornito anche alcune soluzioni, al fine di garantire la corretta gestione del servizio fognatura e auspicando, in conclusione, che la responsabilità della gestione delle reti fognarie miste e per acque meteoriche - che al momento è suddivisa - sia integrata sotto un unico centro di responsabilità, a tutela dell’interesse del cittadino e della popolazione. L’obiettivo è avere un servizio all’altezza dei tempi, influenzati non poco dai cambiamenti climatici. «Sono felice che l’Unione Europea dia nuove direttive – commenta Franchini -. L’indicazione è quella di una soluzione che risiede nell’integrazione della pianificazione di tutte le attività che sono necessarie per garantire la corretta gestione dei deflussi urbani”.
Cosa prevede la direttiva europea
Secondo la nuova direttiva, entro il 2035, tutte le acque reflue urbane dovranno subire un trattamento secondario, che consiste nella rimozione della materia organica biodegradabile, prima di essere rilasciate nell’ambiente. Questa disposizione sarà resa obbligatoria per tutti gli agglomerati con una popolazione equivalente di mille abitanti o più. Entro il 2039, sarà necessario applicare un trattamento terziario, che prevede l’eliminazione dell’azoto e del fosforo a tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue che servono comunità di 150.000 abitanti equivalenti o più ed entro il 2039 e il 2045 per quelli che trattano oltre 10 000 abitanti equivalenti. Il termine “abitante equivalente” rappresenta un’unità standard che misura l’inquinamento medio prodotto da una persona ogni giorno.
Saranno rigorosamente monitorati vari parametri relativi alla salute pubblica, come la presenza di virus noti e agenti patogeni emergenti, oltre a inquinanti chimici (inclusi i cosiddetti PFAS, sostanze chimiche difficili da eliminare), microplastiche e la resistenza antimicrobica.
Chi inquina, paga: la normativa introduce anche la responsabilità estesa del produttore per i medicinali ad uso umano e i prodotti cosmetici, richiedendo ai produttori di coprire i costi del trattamento quaternario necessario per rimuovere i microinquinanti dalle acque reflue urbane Almeno l’80% dei costi dovrà essere coperto dai produttori, con il resto integrato da finanziamenti nazionali.
Il presidente di Acque Veronesi e Sogesid (Gestore del servizio idrico integrato) Ing. Roberto Mantovanelli, spiega: «La nuova direttiva sulle acqua reflue in fase di approvazione ha l'obiettivo di migliorare la qualità e la salute delle acque superficiali e delle acque sotterranee e questo va ad imporre una serie di nuovi vincoli, di nuovi obblighi ai gestori idrici relativamente alla fase di depurazione. Oltre alla novità “Chi inquina, paga”, c'è anche la tematica energetica per cui servirà l'indipendenza energetica sostanzialmente degli impianti di depurazione a livello nazionale o l'acquisto di energia verde, per cui cambierà il rapporto tra gestori idrici e mondo dell'energia. Inoltre, con l'attenzione sulla gestione dei patogeni diventa ancora più evidente il ruolo fondamentale dei gestori idrici in tematica di salute pubblica».
Gli Stati membri dell’UE saranno inoltre incoraggiati a promuovere il riutilizzo delle acque reflue trattate, provenienti da tutti gli impianti di trattamento, soprattutto nelle aree soggette a stress idrico.
A introdurre la tavola rotonda “L’opinione degli stakeholders”, l’On. Gabriella Zanferrari, che ha collaborato alla legge Galli, sottolinea l’importanza di: «Aprire un dibattito sulle acque meteoriche all'interno del servizio idrico integrato o della difesa del suolo o degli usi plurimi in tutte le vicende che riguardano la gestione dell'acqua, sia per la tutela dell'acqua, sia per tutelarci dall'acqua». Sono intervenuti:
Dott.ssa Elena Gallo – ViceDirettore Ambiente di ARERA (Regolatore Nazionale).
Dott. Leonardo Raito – Presidente ANEA (Regolatore Locale).
Ing. Roberto Mantovanelli – Presidente Acque Veronesi e Sogesid (Gestore del servizio idrico integrato).
Dott. Marco Arcieri – Presidente ICID, International Commission Irrigation & Drainage (Sistema dei drenaggi).
Prof. Rosario Mazzola – Presidente Fondazione Utilitatis, Università degli Studi di Palermo (Sistema universitario).
Ing. Diego De Caprio – Direttore Servizio idrico integrato e Tutela delle Acque, Regione del Veneto.
Avv. Francesco Lettera – Già Avvocato dello Stato (Giurista).
Video del convegno:
https://www.youtube.com/live/W7RLStibVV8?si=egUfRALjODa35om4
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Memoria dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente in merito al disegno di legge “Conversione in legge del decreto-legge 17 ottobre 2024, n.153, recante disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell’economia circolare, l’attuazione di interventi in materia di bonifiche di siti contaminati e dissesto idrogeologico” (AS 1272)
Con la memoria, ARERA si sofferma su: 1) ampliamento della definizione di servizio idrico integrato, ricomprendendovi anche il riuso delle acque reflue (disposizione enucleata tra quelle “urgenti per la gestione della crisi idrica”); 2) inserimento delle “attività di cura e manutenzione del paesaggio e del verde pubblico e privato” tra quelle che producono rifiuti assimilati ex lege agli urbani (disposizione annoverata tra quelle “urgenti per l’economia circolare”). Si segnala, inoltre, l’opportunità di valutare l’introduzione di specifiche previsioni volte a rafforzare la stabilità degli assetti locali del settore idrico per non rallentare la crescita degli investimenti nel comparto e il miglioramento delle performance. Riguardo poi al settore energetico, si focalizza sull’art. 2, comma 6, del decreto-legge in conversione relativamente agli interventi per lo stoccaggio strategico del gas.
https://www.arera.it/atti-e-provvedimenti/dettaglio/24/465-24
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Il provvedimento 639/2024, pubblicato sul sito di ARERA, alla luce del rinnovato quadro normativo e regolatorio di riferimento, e in considerazione dei compiti di monitoraggio attribuiti al Gestore del Sistema Informativo Integrato circa il riconoscimento automatico dei bonus sociali, si semplificano gli obblighi informativi e di comunicazione in materia di bonus sociale idrico recati dall’Allegato A alla deliberazione 897/2017/R/idr.
https://www.arera.it/atti-e-provvedimenti/dettaglio/24/430-24
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Avvio della fase sperimentale di monitoraggio e raccolta delle grandezze preposte alla costruzione dell'indicatore "M0-Resilienza idrica"
Con il presente documento sono presentati gli orientamenti dell’Autorità in merito alle modalità di calcolo dell’indicatore M0b di Resilienza idrica a livello sovraordinato, a valle delle interlocuzioni con i diversi stakeholder, al fine di promuovere specifici interventi che risultino necessari per fronteggiare le nuove sfide riconducibili al Climate Change
Il presente documento per la consultazione si inserisce nell’ambito del procedimento avviato dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (di seguito: Autorità) con deliberazione 30 gennaio 2024, 26/2024/R/IDR, per l’adozione di provvedimenti funzionali all’avvio della fase sperimentale di monitoraggio e raccolta delle grandezze preposte alla costruzione dell’indicatore di resilienza idrica.
Con il presente documento sono quindi presentati gli orientamenti dell’Autorità in merito alle modalità di calcolo dell’indicatore M0b-Resilienza idrica a livello sovraordinato, a valle delle interlocuzioni con i diversi stakeholder, con particolare attenzione agli elementi di misurazione dei consumi diversi dal civile e delle dotazioni idriche complessive del territorio, al fine di promuovere specifici interventi che risultino necessari per fronteggiare le nuove sfide riconducibili al Climate Change.
I soggetti interessati sono invitati a far pervenire all’Autorità le proprie osservazioni e proposte in forma scritta, compilando l’apposito modulo interattivo disponibile sul sito internet dell’Autorità o, in alternativa, all’indirizzo di posta elettronica certificata (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.) e, in copia, all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo., entro il 12 dicembre 2024.
https://www.arera.it/atti-e-provvedimenti/dettaglio/24/474-24
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