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L'idea intorno alla quale nasce la mostra è il ruolo che l’acqua ha avuto nel trasformare il territorio definendo, nel lunghissimo arco temporale che va dal pliocene a oggi, le scelte insediative e produttive, lasciando tracce visibili nel paesaggio.
La pianura pistoiese assume qui il valore di caso esemplificativo di un percorso naturale e storico che accomuna la Toscana e la media valle dell’Arno.
Il percorso espositivo intende evocare i tratti salienti delle trasformazioni del territorio, con particolare attenzione alla piana pistoiese che è stata, di fatto, “disegnata” dalle acque, quelle dell’antico lago, dei corsi d’acqua che l’hanno colmata con le proprie alluvioni, dei canali e delle gore costruiti dall’uomo.
Il racconto viene condotto attraverso pannelli descrittivi, cartografie, fotografie, cui si aggiungono efficaci realizzazioni multimediali.

http://www.disegnidacqua.it/mostra/

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E' stata pubblicata la versione aggiornata al 23/01/2019 del “Manuale d’uso: Anagrafica Territoriale del Servizio Idrico Integrato (ATID)”
https://www.arera.it/it/comunicati/18/anagrafica_terr_idr.htm

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Durante la recente Fiera internazionale dell’Acqua ACCADUEO è stato presentato da parte del Cresme un interessante studio sul sistema idrico
Fonte : http://www.accadueo.com/accadueo/rapporto-accadueo-by-cresme/8906.html  
Lo studio è frutto della collaborazione tra CRESME e H2O e cerca di analizzare lo stato dell’acqua nel nostro Paese, visto dal lato delle rete acquedottistiche, di fognatura e di depurazione. Si tratta di una prima analisi che cerca di affrontare, mettendoli in fila, problemi, priorità e soprattutto forme di intervento e di finanziamento. Lo studio, si confronta con un bisogno di qualità emergente e con la ricerca del difficile equilibrio tra servizio e costi.
Di seguito se ne presenta la sintesi, presentandola in due parti.
Prima parte:
 
“Secondo le statistiche disponibili l’Italia è il secondo paese in Europa (dopo la Spagna) in termini di superficie irrigata e, come è noto, il settore che consuma più acqua è quello agricolo: l’agricoltura ha prelevato 17 miliardi di mc d’acqua e ne ha consumati 14,5 miliardi, perdendo 2,5amiliardi di mc di acqua. Nello stesso anno il settore civile ha prelevato 9 miliardi di mc di acqua, di cui 8,3 miliardi di mc sono arrivati alle reti comunali mentre nelle nostre case ne sono arrivati solo 4,9 miliardi. Nel tragitto sono stati persi 4,1 miliardi di mc di acqua e nella sola rete di distribuzione la quota di perdite idriche totali ha raggiunto il 41,4% (nel 2012 arrivava al 37,4%)1. “
http://www.accadueo.com/media/h2o/press/2018/17ott/Rappporto_H2O_by_Cresme%20(Sintesi).pdf    (per approfondimenti di grafici)
“Il dato risulta ancora più critico se inserito in un contesto di scarsità idrica che prima riguardava solo alcune regioni della penisola ma che nel 2017 ha interessato territori sempre più ampi rendendo visibili agli occhi degli italiani gli effetti del cambiamento climatico e le conseguenze di una forte carenza di risorse idriche. A giugno del 2017 il Po era 2,6 metri sotto il livello idrometrico (i danni all’agricoltura sono stati enormi) e il 10% delle famiglie italiane ha risentito dell’irregolarità del servizio di erogazione, più del 70% delle famiglie coinvolte (2,6 milioni) vivono in Calabria e in Sicilia, questo è quanto emerge dal quadro di sintesi tracciato da ISTAT in occasione della giornata mondiale dell’acqua (22 marzo 2018).
Certo nel 2018 lo scenario è cambiato, ma le perdite restano le stesse e il problema non è certo risolto.
La condizione degli impianti di depurazione delle acque reflue è addirittura più critica ed è costata all’Italia una sanzione di 25 milioni di euro oltre 30 milioni di euro per ciascun semestre di ritardo (il primo termina il 31 novembre 2018) fino alla completa messa a norma dei 74 agglomerati che risultano ancora difformi alla direttiva 91/271/CEE, la maggior parte dei quali è localizzato in Sicilia. Ma in Italia sono molti di più gli agglomerati che non rispettano la direttiva, la difformità interessa ancora 24 agglomerati che hanno già subito una condanna e 758 per i quali è stata avviata una procedura di infrazione. La direttiva stabiliva che tutti gli “agglomerati urbani”, vale a dire aree in cui la popolazione e/o le attività economiche sono concentrate e rendono possibile la raccolta e il convogliamento delle acque reflue urbane verso un impianto di trattamento, dovevano essere provvisti (entro precise scadenze) di rete fognaria per convogliare i reflui ad impianti di trattamento con requisiti tecnici adeguati alla dimensione dell’utenza e alla sensibilità dei recapiti finali.
Nel 2015 sono stati censiti 342 comuni ancora privi del servizio di depurazione delle acque reflue.
Per evitare di ricevere ulteriori sanzioni l’unica soluzione è investire nella depurazione come è già stato fatto nel 2012 quando, con delibera CIPE 60/2012, sono stati finanziati 183 interventi per il collettamento e la depurazione delle acque reflue nel sud e nelle isole, per un importo totale di 1,6 miliardi di euro. Infatti dalla lettura degli investimenti realizzati in infrastrutture idriche, da un campione di 53 gestori che erogano il servizio a oltre il 60% della popolazione, nell’annualità 2012 l’importo proveniente da fondi pubblici e contributi è di circa 1/3 superiore alle altre annualità del periodo 2007- 2015.”
Uno specifico e fondamentale approfondimento è stato analizzato su fronte degli investimenti:
“Fondamentale in proposito è la questione degli investimenti” scrive il Cresme.
“Se si considera l’intero comparto idrico che eroga il servizio alla totalità della popolazione, negli ultimi anni (2007 2015) in Italia, sono stati investiti in media 1,9 miliardi di euro l’anno, di cui circa il 22% da fondi pubblici e il 78% da tariffa. Gli investimenti programmati per il quadriennio 2016-2019, secondo un campione di 130 gestori che erogano il servizio al 77% della popolazione, ammontano a circa 2,5 miliardi di euro l’anno, quindi se si considera l’intero comparto idrico che eroga il servizio alla totalità della popolazione si potrebbe salire ottimisticamente, come potenziale massimo di investimento, a 3,2 miliardi di euro l’anno (di cui il 29% è destinato alla depurazione, il 25% alla fognatura, il 19% alla distribuzione, il 13% a potabilizzazione e approvvigionamento e il restante 14% ad altro).
Va detto però che sarà difficile raggiungere quella cifra. Nelle regioni in cui ancora non è stata del tutto attuata la riforma della governance del Servizio Idrico Integrato (Sicilia, Calabria, Campania e Molise) la gestione risulta ancora molto frammentata – al 31 dicembre 2017 operano circa 1.300 piccole gestioni comunali su un totale nazionale di 2.100 gestori – e si traduce in una ridotta capacità di investimento e di programmazione2. Va segnalato che la politica di coesione per il periodo di programmazione 2014-2020 destina 4,46 miliardi di euro (provenienti da Fondi SIE, FESR, FSC e Fondo di rotazione) agli interventi nel settore idrico localizzati quasi esclusivamente nelle regioni del Mezzogiorno. La realizzazione di questi investimenti è però un problema.
La principale fonte di finanziamento degli investimenti nel settore idrico proviene dalle tariffe che al 2016 continuano a essere fra le più basse d’Europa3 nonostante dal 2007 al 2015 si sia registrato un aumento medio del 62% nei comuni capoluogo di provincia. Una tariffa idrica più alta non è però sinonimo di maggior qualità, il comune di Frosinone ha alzato la tariffa del 116% dal 2007 al 2015 ma il livello di perdite rimane il più alto fra i capoluoghi di provincia (73,5% nel 2012 e 78,5% nel 2016), contrariamente, il comune di Milano mantiene una tariffa molto bassa e un livello di qualità della rete di distribuzione molto alto (16,2% di perdite idriche totali nel 2016). Vanta inoltre un impianto che depura le acque reflue e fornisce 150 milioni di mc di acqua (più di quanto riutilizzato complessivamente da Francia, Grecia e Portogallo) conforme ai rigidi dettami del D.M. 185/2003 alle aziende agricole a sud della città.
Del resto sono diversi i gestori che puntano sulle tecniche di moderna manutenzione e sulle tecnologie innovative per migliorare l’efficienza del servizio e che sono in grado di dimostrare che è possibile intervenire ottenendo risultati concreti: CAFC ha ridotto le perdite idriche dal 28% al 19% utilizzando strumentazione elettroacustica (noise logger) per individuare le perdite; IRETI attraverso la distrettualizzazione e la regolazione di pressione è riuscita a recuperare 1 milione di mc di acqua in 10 mesi; HydroGea e Pavia Acque hanno investito sul telecontrollo per facilitare il monitoraggio dell’acquedotto e gestire i parametri di pressione in funzione della richiesta; Secam interviene sulla riduzione delle perdite mettendo in relazione i dati rilevati dal telecontrollo con quelli rilevati dai contatori elettronici; Hera ha sperimentato metodi innovativi per la ricerca di perdite (ricerca satellitare, rilievi acustici, smart ball,.) e sta sviluppando un modello di gestione sostenibile basato sui fondamenti dell’economia circolare (tutela dei corpi idrici, riuso delle acque reflue depurate a fini agricoli, utilizzo di plastica riciclata per le nuove condotte fognarie). Sono alcuni dei casi decritti in questo lavoro che testimoniano che si può fare una buona gestione dell’acqua.”
 
“L’acqua è sempre più importante, ma la sua gestione nel complesso del paese peggiora.
I dati complessivi, pur considerando alcuni elementi di prudenza nel loro utilizzo, descrivono una situazione che innegabilmente, nel complesso non migliora, ma peggiora e in ampie parti del Paese è addirittura fortemente critica. Certo se dovessimo fissare alcuni punti dai quali partire potemmo dire innanzitutto che ci sono “eccezionali differenze” tra alcuni territori e altri e ci si chiede se questo è giustificato: i migliori gestori in Italia riescono a limitare le perdite idriche totali nelle reti dei comuni capoluogo di Provincia entro l’11% mentre i peggiori si attestano sul 73%. Differenze non accettabili. Un secondo aspetto da evidenziare è il peggioramento e non il miglioramento del servizio: sempre usando come indicatore la dispersione dell’acqua, i dati ci dicono che tra il 2012 e il 2016 le cose sono peggiorate: i capoluoghi di provincia sono arrivati a disperdere, complessivamente, 1 miliardo di mc di acqua (il 39,1% dell’acqua immessa in rete), nel 2012 ne disperdevano 950 milioni di mc (il 35,6% dell’acqua immessa). Il dato sulle dispersioni, come è stato descritto nelle pagine precedenti, non è certo scevro di difetti, ma se il dato è debole lo è in entrambi i casi, così appare corretto sostenere che, nella media italiana, invece di migliorare il servizio peggiora. Del resto, ed è un terzo punto da affrontare, è vero che l’acqua i Italia costa meno che in altri Paesi europei, ma è anche vero che le tariffe sono cresciute e la qualità del servizio è peggiorata. Inoltre come già accennato spesso non c’è coerenza tra aumento delle tariffe e qualità del servizio.Altro aspetto che andrebbe meglio compreso e monitorato è il fatto che una infrastruttura vecchia, obsoleta e poco sostituita produce inevitabilmente cattiva gestione.”
 
Entrando nel merito dei dati lo studio del Cresme rileva infatti che:
“La rete idrica italiana ha un grave problema di età. Se prendiamo ad esempio la rete acquedottistica, pari a 337.4534 km, vediamo che ben 74.240 di questi km hanno più di 50 anni; e che altri 121.483 km hanno tra i 30 e i 50 anni; si tratta, senza ombra di dubbio, di una infrastruttura vecchia. Tocchiamo così con mano uno dei grandi problemi del nostro Paese: l’importante storia dei cicli di investimento del passato e la debole risposta attuale, soprattutto quella data negli ultimi 15 anni, in termini di manutenzioni, sostituzioni, innovazioni. Le cose peraltro si sanno: nell’ambito dell’indagine condotta da AEEGSI/ARERA nel 2016 su un importante numero di gestori, è emerso che il timing delle sostituzioni risulta essere pari allo 0,42% all’anno, mentre il timing coerente con una vita utile tecnica di 50 anni dovrebbe essere del 2%. Tradotto in km vorrebbe dire che oggi si sostituiscono 1.417 km di rete all’anno, mentre dovremmo sostituirne 6.750. Così con un esercizio teorico, se dovessimo sostituire tutti i 74.240 km di rete che hanno più di 50 anni con l’indice attuale, ci impiegheremmo 52 anni; se il tasso di sostituzione fosse del 2% ne basterebbero 11. Ma fra 52 anni tutta la restante infrastruttura avrebbe di gran lunga superato i 50 anni e una buona parte di questa si avvierebbe ad avere 100 anni. La questione è seria e le revisioni non possono che essere preoccupanti. La rete acquedottistica nazionale è vetusta e l’indice di sostituzione è insostenibile.
Il quadro che si è delineato dall’analisi svolta è di un Italia che perde sempre più acqua, che fatica a depurare le acque reflue e che non sa dove reperire le risorse necessarie per effettuare i dovuti investimenti nell’infrastruttura idrica. La tariffa rimane tra le più basse d’Europa, ma è in crescita, il che innesca un duplice meccanismo: i gestori non hanno la possibilità economica di investire nella manutenzione e nell’ammodernamento dell’infrastruttura e la maggior parte delle famiglie italiane dà poco valore all’acqua corrente e tende a sprecarla mentre invece è attenta a risparmiare su altro (elettricità, ecc.). E’ anche vero che all’aumento delle tariffe negli ultimi anni non è corrisposto un miglioramento delle performance, ma un suo peggioramento. E che vi sono situazioni in cui l’acqua costa meno e la rete è gestita con più efficienza.”
Concludendo:
“L’acqua, come altre risorse naturali, non è infinita. In Italia la risorsa idrica rinnovabile disponibile è di 182,5 miliardi di mc5 e nel 2012 ISTAT stima un prelievo complessivo di 34,2 miliardi di mc. Il rapporto tra acqua prelevata e risorsa idrica rinnovabile disponibile indica il livello di stress idrico (indice WEI+) che nel 2012 è stato del 18,7% (oltre il 20% è stress idrico). il Paese è alle soglie di una condizione di stress idrico e l’infrastruttura presenta tassi di obsolescenza pesanti e di sostituzione debolissimi. In questo contesto di crisi idrica, divenuta evidente a seguito dei fenomeni metereologici intensi derivanti dal cambiamento climatico (periodi di siccità, piogge intense, scioglimento dei ghiacciai, ecc.) bisogna fare una scelta, prendere una decisione (“crisi” dal greco krísis “scelta, decisione”).
A questo punto è necessario cambiare paradigma in termini di risorse naturali non infinite e, come descritto nel documento “WssTP Vision: towards a future proof model for a European water smart society” (2016), della piattaforma tecnologica europea per la fornitura di servizi idrico – fognari WssTP (Water Supply and Sanitation Technology Platform), occorre:
- Investire, puntando sull’innovazione tecnologica, promuovere la collaborazione tra stakeholders e coinvolgere cittadini, autorità pubbliche, industrie e agricoltori;
- Adeguare l’infrastruttura idrica ai cambiamenti climatici;
- Sviluppare soluzioni e tecnologie per un trattamento più efficiente ed economico dell’acqua;
- Creare una rete di sensori e sistemi di misurazione per una gestione idrica avanzata; implementare tecnologie capaci di rendere disponibili le acque marine o salmastre;
- Creare nuovi schemi di tariffazione basati su una combinazione di recupero costi (compresa l’internalizzazione dei costi ambientali), diversificazione prezzi per settori/utenti in base al principio “chi inquina paga” e incentivi per l’uso razionale dell’acqua;
 Ridisegnare le reti idriche secondo l’approccio multi ciclo per trasportare differenti tipologie di acqua (di falda, di superficie, piovana, salmastra, marina, grigia, nera o riutilizzata) a seconda
del livello di sicurezza richiesto per ciascun uso;
 integrare la componente idrica nella pianificazione a lungo termine delle città europee focalizzata sulla resilienza.”
 
L’innovazione tecnologica potrebbe dare la spinta necessaria a trasformare la crisi in opportunità ma dovrebbe essere realmente funzionale alla soluzione di problemi pratici, all'ottimizzazione delle procedure, alla scelta di strategie operative per raggiungere un determinato obiettivo. In sostanza dovrebbe essere inserita in un contesto di piena consapevolezza del valore dell’acqua e delle problematiche legate ad essa. Dal mondo e dall’Europa ci dicono di muoverci in questa direzione, di pianificare e programmare interventi strategici sull’infrastruttura idrica in un’ottica di risparmio della risorsa, di riuso e di resilienza. I consigli, le indicazioni le linee strategiche non mancano. Come il sistema dell’acqua del nostro Paese sarà in grado di seguire queste sfide e affrontare i nodi critici che lo caratterizzano resta la grande questione da risolvere; e se da un lato esempi virtuosi fanno capire che la sfida si potrebbe vincere, i numeri d’insieme fanno temere per un futuro sempre più difficile. Di certo, come per altri aspetti si esaspereranno gli squilibri tra territori in grado di vincere le sfide e territori che sempre più perderanno terreno. Troppe Italie diverse.”

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CSEA ha pubblicato la Circolare n. 37/2018/IDR relativa a “Disposizioni ai gestori del servizio idrico (SII) relative al meccanismo di compensazione dei minori ricavi derivante dall’applicazione delle agevolazioni previste dalla deliberazione ARERA 252/2017/R/COM – aggiornamento modelli”.
https://www.csea.it/archivi/circolari-settore-idrico/circolare-37-2018-idr

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ARERA ha emanato sul proprio sito il comunicato “Chiarimenti circa la non disalimentabilità del servizio idrico per gli utenti domestici residenti che versano in condizioni di documentato stato di disagio economico-sociale e per le utenze relative ad attività di servizio pubblico”.

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La Relazione descrive gli esiti dell'attività di monitoraggio condotta dall'Autorità nel secondo semestre 2018 con riferimento al riordino degli assetti locali del servizio idrico integrato, in osservanza di quanto previsto dell'art. 172, comma 3-bis, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come modificato dall'articolo 7 del decreto legge 12 settembre 2014, n. 133, il quale dispone che "entro il 31 dicembre 2014 e, negli anni successivi, entro il 30 giugno e il 31 dicembre di ogni anno, l'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico presenta alle Camere una relazione sul rispetto delle prescrizioni stabilite dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in particolare:
a) a carico delle regioni, per la costituzione degli enti di governo dell'ambito;
b) a carico degli enti di governo dell'ambito, per l'affidamento del servizio idrico integrato;
c) a carico degli enti locali, in relazione alla partecipazione agli enti di governo dell'ambito e in merito all'affidamento in concessione d'uso gratuito delle infrastrutture del servizio idrico integrato ai gestori affidatari del servizio".
https://www.arera.it/it/docs/18/701-18.htm

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 E' stata pubblicata sul sito di ARERA  la Memoria 1/2019/I/idr “Memoria dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente in merito alle proposte di legge recanti “Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque” (AC 52) e “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque” (AC 773)”
https://www.arera.it/it/docs/19/001-19.htm

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L'Agenzia delle Entrate ha risposto ad un parere presentato da un Comune che gestisce direttamente il servizio idrico integrato e provvede, trimestralmente, ad emettere bollette-fatture ai sensi del decreto del Ministero delle Finanze 24 ottobre 2000, n. 370, per l’addebito di quanto dovuto dagli utenti per la fornitura di acqua, depurazione e servizio di fognatura.
Il Comune chiede se tali bollette-fatture debbano essere inserite nella “Comunicazione dei dati delle fatture emesse e ricevute” prevista dall’articolo 21 del D.L. n. 78 del 2010, come sostituito dall’articolo 4, comma 1, del decreto-legge n. 193 del 2016.

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Approvazione degli aggiornamenti delle predisposizioni tariffarie del servizio idrico integrato per gli anni 2018 e 2019, proposti da:
- Autorità di Ambito Territoriale Ottimale 1 Marche Nord – Pesaro e Urbino per i gestori ASET S.p.a. e Marche Multiservizi S.p.a.
- Agenzia Territoriale dell’Emilia Romagna per i Servizi Idrici e Rifiuti per il gestore Hera S.p.a. (operante nel sub ambito – Ravenna)
- Agenzia territoriale dell’Emilia Romagna per i servizi idrici e rifiuti per il gestore Hera S.p.a. (operante nel sub ambito – Rimini)
- Autorità unica per i servizi idrici e i rifiuti per i gestori Cafc S.p.a. e Acquedotto Poiana S.p.a.
- Agenzia Territoriale dell’Emilia Romagna per i servizi idrici e rifiuti per il Gestore Hera S.p.a. (operante nel sub ambito – Modena)
- Autorità d'Ambito 3 "Torinese" per il gestore virtuale d'ambito, composto da SMAT S.p.a. e dai Comuni di Fenestrelle, Perrero, Prali, Roure, Salza di Pinerolo, Vallo Torinese e Varisella
- Agenzia Territoriale dell’Emilia Romagna per i Servizi Idrici e Rifiuti per il gestore IRETI S.p.a. (operante nel sub ambito – Reggio Emilia)

- Autorità Unica per i Servizi Idrici e i Rifiuti per il gestore Livenza Tagliamento Acque S.p.a.
- Agenzia Territoriale dell’Emilia Romagna per i Servizi Idrici e Rifiuti per il gestore Hera S.p.a. (relativamente al sub ambito – Ferrara)
- Conferenza dei Sindaci dell'ATO 2 Lazio Centrale - Roma per il gestore ACEA ATO 2 S.p.a.
- Ente di Governo dell'Ambito Città Metropolitana di Genova per il gestore IRETI S.p.a.

- Agenzia Territoriale dell'Emilia Romagna per i Servizi Idrici e Rifiuti per il gestore IRETI S.p.a. (relativamente al sub ambito - Parma)
- Agenzia Territoriale dell'Emilia Romagna per i Servizi Idrici e Rifiuti per il gestore Hera S.p.a. (relativamente al sub ambito - Bologna)
- Ufficio d'Ambito di Lecco per il gestore Lario Reti Holding S.p.a.
- Agenzia Territoriale dell’Emilia Romagna per i servizi idrici e rifiuti per il Gestore Ireti S.p.a. (operante nel sub ambito – Piacenza)
- Autorità Idrica Toscana per il gestore Nuove Acque S.p.a.
- Ente di Governo per i Rifiuti e le Risorse Idriche della Basilicata per il gestore Acquedotto Lucano S.p.a.
- AATO 5 - Marche Sud Ascoli Piceno e Fermo per il gestore CIIP S.p.a.
- Autorità Idrica Toscana per il gestore ASA S.p.a.
- Autorità Idrica Toscana per il gestore Acque S.p.a.

https://www.arera.it/it/elenchi.htm?type=atti-18&sect=idr

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Approvazione degli aggiornamenti delle predisposizioni tariffarie del servizio idrico integrato per gli anni 2018 e 2019, proposti da:
- AURI (gestore SII scpa): Deliberazione 464/2018/R/idr
- AURI (gestore Umbra Acque spa): Deliberazione 489/2018/R/idr

https://www.arera.it/it/elenchi.htm?type=atti-18&sect=idr

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Il Parlamento europeo ha approvato misure volte a migliorare la qualità dell'acqua di rubinetto e l'accesso all'acqua potabile in ambito pubblico e a contenere la proliferazione di rifiuti di plastica. Le nuove norme sono finalizzate a incrementare la fiducia dei consumatori e a consolidare l'uso dell'acqua di rubinetto, in ottica di una riduzione dei rifiuti e della plastica. Saranno applicati tetti massimi più severi per inquinanti come il piombo o batteri nocivi, limitando anche alcuni modificatori endocrini e mantenendo sotto controllo i livelli delle microplastiche. Obiettivo degli Stati membri deve essere l'accesso universale all'acqua pulita per tutti i cittadini e rafforzare l'accessibilità  mediante l'installazione di fontane gratuite dove ciò sia possibile e la fornitura di acqua del rubinetto a favore di luoghi pubblici come ristoranti e mense. In seguito al successo dell'iniziativa "Right2Water", gli eurodeputati sottolineano il dovere degli Stati membri di provvedere alle esigenze dei cittadini emarginati e privi di accesso all'acqua. Approvata al Parlamento europeo, le norme dovranno essere presentate al Consiglio e alla Commissione europea.

Link utili
Infografica: direttiva sull'acqua potabile
Dati personali del relatore Michel Dantin (PPE, FR)
Procedura (EN/FR)
Comunicato stampa della Commissione europea: Acqua potabile più sicura per tutti gli europei (01.02.18)
Servizio di ricerca del PE: Revisione della direttiva sull'acqua potabile (sintesi della sessione plenaria, 17-10-2018)
Servizio di ricerca del PE: Revisione della direttiva sull'acqua potabile (settembre 2018) (EN)
Approfondimento del servizio di ricerca del PE - revisione della direttiva sull’acqua potabile (EN)

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Disponibile la seconda fase dell'edizione 2017 della raccolta dei conti annuali separati (CAS) redatti ai sensi dell'Allegato A alla deliberazione ARERA 24 marzo 2016, 137/2016/R/com (TIUC), relativi all'esercizio che si apre dopo il 31 dicembre 2016 (esercizio 2017). Tale fase riguarda i gestori del SII e le imprese che operano nel settore elettrico o gas ed almeno in una delle attività del settore idrico (imprese multiutility) che potranno trasmettere i CAS relativi alle attività svolte nel settore idrico, sia relativamente al Regime ordinario che al Regime semplificato del SII.
Dal 14 settembre decorrono i termini previsti dal TIUC per la trasmissione dei CAS relativi all'esercizio 2017 sia per i gestori del SII che per le imprese multiutility. I termini decorrono solo qualora la data odierna sia successiva alla data di approvazione del bilancio o, in assenza di questo, di chiusura dell'esercizio sociale.
La compilazione e l'invio della dichiarazione preliminare relativa a questa fase della raccolta, per i gestori del SII e per le imprese multiutility che accedono per la prima volta alla raccolta, è obbligatoria; nel caso in cui l'impresa ricada in uno dei casi di esenzione dall'invio dei conti annuali separati previsti dall'articolo 31 del TIUC o nei casi di esenzione previsti per i gestori del SII, la compilazione della dichiarazione preliminare è comunque obbligatoria in quanto unico strumento per darne comunicazione ufficiale all'Autorità.A fianco dei tradizionali canali fisici, i nuovi strumenti digitali offrono ai consumatori nuove modalità per pagare comodamente e velocemente le proprie utenze.
https://www.arera.it/it/comunicati/18/180914unb.htm