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La nuova direttiva sulla qualità delle acque potabili, approvata dal Parlamento Europeo il 16 dicembre 2020 ed è entrata in vigore il 12 gennaio 2021, introduce una serie di novità, tra cui l’aggiornamento degli standard qualitativi per le acque potabili, ponendo limiti più severi per i contaminanti già regolati ed inserendo standard per nuove sostanze inquinanti. Sulla base dell’aggiornamento delle Linee Guida in materia di acqua potabile dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la Direttiva 2020/2184/UE introduce limiti per una serie di inquinanti cosiddetti ‘emergenti’, tra cui una famiglia di composti di forte interesse sanitario e pubblico: i PFAS. I limiti introdotti riguardano nello specifico due parametri: PFAS totali (limite di 0,5 g/L) e somma di PFAS (limite di 0,1 g/L). Il tema PFAS non è nuovo in Italia, a causa delle note vicende legate alla contaminazione, di origine industriale, delle sorgenti d’acqua potabile in una vasta zona del Veneto, in cui era già in vigore una normativa regionale con limiti differenti e più restrittivi. La sensibilità dell’opinione pubblica e dei gestori verso questa classe d’inquinanti è stata confermata da un’indagine di Utilitalia (link), che ha mostrato come il 65% di un campione di gestori interpellati (corrispondente al 41% della popolazione italiana servita) sia già in possesso di dati sulla presenza di questi inquinanti nei sistemi idrici da loro gestiti. A causa di vicende analoghe a quelle del Veneto, il tema PFAS nelle acque potabili è da tempo al centro del dibattito anche negli Stati Uniti. Alla fine di febbraio 2021, La US-EPA ha annunciato due importanti azioni relative ai PFAS all’interno del Safe Drinking Water Act (link): in primo luogo, sono state stabilite le Final Regulatory Determinations per PFOA e PFOS, che rappresentano l'ultimo passo prima della regolamentazione, a livello nazionale, di questi due tipi di PFAS nell'acqua potabile. L’iter normativo dovrebbe compiersi entro la fine del 2021 e l’EPA non esclude che altri tipi di PFAS siano presi in considerazione. L’altra azione riguarda l’introduzione della Fifth Unregulated Contaminant Monitoring Rule (UCMR 5), che richiede ai sistemi idrici di una certa dimensione di raccogliere e analizzare campioni per ricercare 30 sostanze in un periodo di 12 mesi; 29 delle 30 sostanze appartengono alla famiglia dei PFAS. Questa regola non avrà un impatto solo sui gestori del servizio idrico, ma riguarderà aziende e industrie che possono avere un impatto indiretto sulle acque potabili. Secondo la UCMR 5, il superamento dei limiti per i PFAS attiverà controlli sulle pratiche ambientali di imprese che: (1) scaricano effluenti in fonti d'acqua potabile; (2) inviano rifiuti in discariche i cui percolati possono contaminare le fonti d'acqua potabile; (3) hanno proprietà adiacenti o in prossimità di fonti d'acqua potabile. http://www.accadueo.com/nqcontent.cfm?a_id=10947